Un mese e mezzo di stipendio. E’ quello che la donna guadagna in meno su un anno rispetto al suo collega maschio. E non stiamo parlando di un paese del terzo mondo, ma dell’Europa. Secondo l’Eurostat, l’ufficio di statistica dell’Unione Europea, le donne nei vari paesi Ue continuano a guadagnare meno degli uomini: per il terzo anno consecutivo il divario retributivo medio tra i sessi nell’Ue si attesta intorno al 13%. In altre parole, per ogni 1 euro guadagnato da un uomo, una donna guadagna 0,87 euro. Questo divario retributivo di genere equivale a una differenza di circa un mese e mezzo di stipendio all’anno. Considerando questa perdita di reddito, la Giornata europea della parità retributiva – che quest’anno è caduta qualche giorno fa, il 15 novembre – segna il giorno a partire dal quale le donne dell’Ue iniziano simbolicamente a “lavorare gratis” per il resto dell’anno. Una giornata simbolica per cercare di sensibilizzare sul divario retributivo tra i sessi che ancora oggi esiste nelle nostre economie.
Ma come è possibile? Per una donna sono ancora alte le barriere in termini di opzioni e strutture di assistenza disponibili e adeguate per conciliare gli impegni professionali e personali, legati alla famiglia (bambini e anziani) che ricadono spesso sulle sue spalle. Lo dimostra il fatto che ben 7,7 milioni di donne rimangono fuori dal mondo del lavoro a causa dell’insufficienza dei servizi di assistenza. Ma non solo. Le disparità retributive sono largamente influenzate anche dalla persistenza di stereotipi di genere. Le donne e le ragazze tendono a seguire percorsi di carriera spesso meno retribuiti e ad assumersi la maggior parte del peso delle responsabilità domestiche e di cura dei figli tra i genitori. Di conseguenza, si trovano ad affrontare maggiori difficoltà nel bilanciare lavoro e vita personale, a volte al punto da essere scoraggiate dal perseguire una carriera. Ma troppo spesso anche il nostro stesso mercato del lavoro rimane segregato per genere, con le donne largamente rappresentate nei settori meno retribuiti come quello dell’assistenza, dove spesso dominano i ruoli a tempo parziale. “Non si tratta semplicemente di una scelta, ma del risultato di pressioni sociali e disuguaglianze. – spiegano Věra Jourová, Vicepresidente Ue per i Valori e la Trasparenza, Nicolas Schmit, Commissario per l’Occupazione e i Diritti Sociali, e Helena Dalli, Commissario per la Parità – Le interruzioni di carriera e la riduzione dell’orario di lavoro, soprattutto dopo la maternità, continuano a compromettere la situazione finanziaria a lungo termine delle donne. Fin dall’inizio di questo mandato, abbiamo affrontato queste disuguaglianze radicate in materia di occupazione, assistenza, retribuzione e pensioni”. Infatti, non è solo una questione dello stipendio di oggi ma anche delle pensioni di domani. Le disuguaglianze retributive, le interruzioni dell’assistenza e il lavoro a tempo parziale durante la vita lavorativa che riguardano l’universo femminile si traducano nel divario pensionistico di genere, con le pensioni delle donne ancora inferiori del 25% rispetto a quelle degli uomini.
Secondo il Global Gender Gap Report 2024 del World Economic Forum, ci vorranno 134 anni per raggiungere la piena parità, vale a dire circa cinque generazioni oltre l’obiettivo di sviluppo sostenibile (SDG) del 2030.
Alla luce di questo divario, l’Unione Europea ha chiesto agli Stati membri di garantire la piena attuazione della direttiva sulla trasparenza delle retribuzioni, che (speriamo non solo sulla carta) favorirà la trasparenza degli stipendi, fornendo ai dipendenti il diritto alle informazioni sulle retribuzioni, richiederà la rendicontazione del divario retributivo di genere e introdurrà valutazioni retributive congiunte. Nove europei su dieci – donne e uomini – ritengono infatti inaccettabile che le donne siano pagate meno degli uomini per lo stesso lavoro o per un lavoro di pari valore. La maggioranza dei lavoratori europei è dunque favorevole alla pubblicazione dei salari medi per tipo di lavoro e genere nella propria azienda. Inoltre, come annunciato dalla Presidente von der Leyen, l’anno prossimo la Commissione presenterà una tabella di marcia per i diritti delle donne, che definirà una visione a lungo termine per la piena realizzazione dei diritti delle donne e dei principi chiave della parità di genere nell’Ue.
Valeria Panigada
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