Una stravaganza, per usare un eufemismo, tutta italiana riguarda le obbligazioni: la maggior parte dei risparmiatori preferisce investire in titoli di Stato e bond, ma 4 su 5 non sanno come funzionano davvero. E’ ciò che è emerso, in maniera piuttosto allarmante, dall’indagine condotta dalla società di consulenza Moneyfarm, che ha analizzato le effettive conoscenze degli italiani in materia di reddito fisso.
Tutti pazzi per le obbligazioni
Secondo la ricerca, del 48% che dichiara di aver effettuato almeno un investimento dal 2020 ad oggi, la stragrande maggioranza (ben il 75%) ha optato per l’investimento obbligazionario, diretto o indiretto. L’investimento in titoli di Stato o in obbligazioni emesse dalle grandi aziende viene percepito come più sicuro dell’investimento azionario dal 51% del campione. Se il livello di rischio relativamente contenuto spiega l’attrazione degli italiani verso il reddito fisso, a incentivare l’investimento in titoli di Stato contribuiscono senz’altro anche la garanzia dello Stato italiano, le cedole periodiche e l’aliquota fiscale agevolata. Una ricetta che ha determinato il recente successo del Btp Valore, l’obbligazione del Tesoro rivolta ai risparmiatori retail lanciata nel giugno 2023 che in meno di un anno ha raccolto complessivamente 65 miliardi di euro.
Ma in pochi le conoscono davvero
Un interesse che però non fa rima con consapevolezza. Dall’indagine infatti è evidente che la conoscenza degli italiani in materia di reddito fisso presenta più di una lacuna. Innanzitutto, la maggioranza del campione non ha ben chiare le differenze tra titoli di Stato e obbligazioni corporate, ossia i titoli emessi da società private (per lo più banche e industriali) per finanziarsi. Addirittura, l’82% crede, erroneamente, che i titoli di Stato siano più facili da vendere delle obbligazioni corporate, il 38% pensa che i titoli di Stato abbiano rendimenti mediamente inferiori alle obbligazioni corporate e il 46% ignora che a queste ultime sia associato un rischio maggiore dei titoli di Stato.
A far riflettere ancora di più, anche in vista del percorso di tagli ai tassi in corso da parte della Bce, è il fatto che la stragrande maggioranza dei rispondenti (77%) ignora il meccanismo alla base dell’investimento obbligazionario: 4 investitori su 5 non sanno indicare la risposta corretta alla domanda “Cosa accade al valore di un’obbligazione quando il tasso di interesse fissato dalla Bce scende?”. Nello specifico, a ignorare completamente i rapporti di variazione prezzo-rendimento in relazione alla variazione ufficiale dei tassi è il 31% del campione e a rispondere in modo errato (“Il valore dell’obbligazione resta invariato” o “Il valore dell’obbligazione scende”) il 46%.
Allarmante anche il fatto che la diversificazione sia importante solo per un terzo del campione (35%), mentre molti ritengono che investire in un singolo titolo obbligazionario sia un approccio ugualmente valido (19%) o addirittura migliore (12%) e moltissimi (34%) non hanno un’opinione in merito.
“L’Italia resta agli ultimi posti tra i Paesi Ocse per livello di alfabetizzazione finanziaria e questo ha un impatto tangibile sulle abitudini di investimento dei risparmiatori.- ha commentato Andrea Rocchetti, Global Head of Investment Advisory di Moneyfarm – Una buona parte dell’ingente liquidità parcheggiata sui conti correnti delle famiglie italiane è stata spostata verso conti deposito e obbligazioni, soprattutto governative, strumenti che di per sé presentano caratteristiche molto interessanti, ma che devono essere inseriti nel contesto di una strategia di investimento diversificata e adeguata al profilo di rischio e alle esigenze di ciascuno”.
Valeria Panigada
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