Da anni ormai sentiamo parlare di pensioni integrative. Ma siamo sicure di aver davvero compreso perché sono così importanti?

 

Il continuo processo di riforme pensionistiche è dovuto ai cambiamenti demografici che caratterizzano il nostro paese.

 

È fondamentale, infatti, l’equilibrio tra l’aspettativa di vita media e la natalità: siamo tra le prime cinque popolazioni al mondo per longevità, insieme a Svizzera, Giappone, Islanda e Spagna (dati OCSE), con un’età media, secondo Istat 2025, di 81,5 anni per gli uomini e 85,5 per le donne (tendenza in aumento), mentre siamo il 187° paese (su 190 considerati dalle Nazioni Unite) per natalità con 6 nascite ogni 1000 persone (tendenza in flessione).

 

Ci sarà dunque sempre meno l’equilibrio sufficiente tra generazioni di giovani e anziani: ad oggi le pensionate e i pensionati in Italia sono 16 milioni circa, ma dato che sono previste anche pensioni doppie o triple (ad esempio nel caso di pensioni di reversibilità o per superstiti), in realtà ne vengono erogate 23 milioni, aumentando notevolmente il carico sui lavoratori.

 

Inoltre, si entra nel mondo del lavoro e si creano nuovi nuclei familiari sempre più tardi. Con questi processi demografici, ci troveremo nei prossimi decenni ad avere 3 pensionati per ogni lavoratore, con il forte rischio che non ci siano abbastanza soldi per garantire una pensione adeguata a tutte e tutti.

 

Consideriamo anche l’innalzamento dei requisiti minimi di età per il pensionamento e il passaggio al sistema contributivo per tutti (contano i contributi versati durante tutta la vita lavorativa e l’importo della pensione vitalizia si ottiene suddividendo il montante contributivo totale in base all’aspettativa di vita media).

Per cui man mano che l’aspettativa di vita si allunga, la pensione si abbassa, con percentuali prossime al 30-40% del reddito da lavoro, cioè con entrate insufficienti a sopravvivere, ma con la necessità di sopravvivere per almeno altri 25 anni dopo la pensione (a causa dell’incremento medio di longevità).

 

Alcune delle possibili soluzioni per contrastare la denatalità e per incrementare gli ingressi di nuovi lavoratrici e lavoratori nel mondo del lavoro, che sostengano il sistema pensionistico (attuale e futuro) sono:

  • puntare sull’occupazione femminile in modo serio (es. riaprendo nidi ed equiparando il congedo di maternità a quello di paternità in modo obbligatorio)
  • favorire l’integrazione di popolazione immigrata intenzionata a far parte in modo attivo e positivo della nostra società.

 

Dato che questi rappresentano solo degli auspici e dei suggerimenti e che quindi non abbiamo certezza che con le attuali politiche in vigore cambi nel breve la situazione della sostenibilità del sistema pensionistico italiano, per chi vuole garantirsi un futuro sereno fin da subito, il consiglio è di interessarsi e informarsi il prima possibile per una soluzione di risparmio pensionistico adeguata al proprio ciclo di vita.

 

Non è vero che andremo in pensione nel Duemilamai. Andremo in pensione nel Duemilaqualcosa.

 

Meglio arrivarci preparate e preparati!

Giulia Grignani